Katanje “non sono una biologa” Jackson: la nuova candidata di Joe Biden alla Corte Suprema

La candidata del Presidente degli USA Joe Biden alla sostituzione del giudice della Corte Suprema Stephen Breyer, nei tre giorni della sua audizione avanti ai senatori del Judiciary Committee -chiamato a confermare la sua nomina-  ha a) rifiutato di dichiarare quando inizia una vita; b rifiutato di dare la definizione di “donna”; c) difeso la sua serie di verdetti indulgenti contro crimini odiosi come la pedofilia e la pubblicazione o il possesso di pedopornografia; d) ha esplicitamente espresso simpatia per i Black Israelites, un movimento razzista e antisemita; e) si èrivelata essere sostenitrice della Critical Race Theory, delle c.d. Progetto 1618, e dell’associazione Black Lives Matter. Vi sono due possibilità: o si tratta di un “equity hire” di incredibile incompetenza, o è la candidata più radicale della storia della Corte Suprema degli Stati Uniti. Tuttavia il suo disinvolto rifiuto di rispondere a pertinenti domande di rilevanza politica e culturale è risultato sgradito al pubblico generale, ragion per cui i senatori Democratici stanno tentando di arginare il fiume di pura ideologia esposto dalla candidata.

Durante una serie di domande del senatore Repubblicano Ted Cruz, il quale ha spiegato come le condanne assegnate ai pedofili da Katanji Jackson fossero significativamente inferiori alle condanne standard determinate dal governo, il senatore Dick Durbin non ha permesso alla candidata di rispondere, interrompendo ripetutamente sia Cruz che Jackson. Non vi era mai stato prima un caso in cui un chairman non avesse permesso una risposta da parte di un candidato giudiziario.

Il seguente video, diventato subito virale, dimostra chiaramente come sia il senatore Durbin a impedire una risposta da parte della candidata, mentre è il senatore Cruz a insistere nell’esigere una risposta:

Considerato che Biden aveva preannunciato che la sua scelta per la candidatura sarebbe stata una donna di colore – escludendo quindi il 94% della popolazione degli Stati Uniti – risulta ironico il fatto che la stessa candidata non abbia voluto definire la parola “donna”.

“Non posso dare una definizione di donna. Non sono una biologa.” Questa dichiarazione mostra come la questione del gender sia diventata uno dei principali problemi culturali della modernità, grazie a cui possiamo osservare come quello che era un tempo lo sport femminile sia diventato un tragico campo di battaglia, o come sia ormai permesso l’accesso ai bagni femminili da parte di uomini adulti, spesso malintenzionati. A questa DONNA tuttavia è palesemente stato ordinato di evitare certi temi, tanto cari ai radicali di sinistra, nonostante i suoi cromosomi XX siano una sua caratteristica immutabile.

Durante l’esposizione del contenuto di alcune sue sentenze, Katanji Jackson ha caldamente lodato il culto radicale dei “African Hebrew Israelites”, dichiarando che non si tratta solo di una comunità religiosa ma piuttosto di un movimento culturale che promuove il veganismo e uno stile di vita sano. Ciò non corrisponde alla realtà di questo gruppo di nazionalisti neri, che ritengono che non siano gli Ebrei i veri Israeliti, ma che il vero Popolo di Dio descritto nella Bibbia sia l’insieme delle persone di colore. Membri di questo culto sono spesso stati colti, e registrati via video, a New York o D.C, intenti a scagliare epiteti razzisti e antisemitici ai passanti, spesso insieme a insulti sessisti, e sono stati immortalati in numerosi video in cui attaccavano e insultavano i ragazzi di Covington presenti alla Marcia per la Vita del 2020.  E’ quantomeno singolare che un futuro membro della Corte Suprema fornisca un convinto elogio di una comunità tanto bizzarra e controversa, dichiarando che non sia un’organizzazione di carattere religioso, benché questa comunità dichiari nella propria homepage di avere natura religiosa, e di rappresentare i veri Israeliti, scacciati dalla Terra Promessa. Possibile che Katanji Jackson sia completamente ignorante riguardo ai casi che ha affrontato da giudice? O sta mentendo?

Quella che però è forse l’evidenza più schiacciante a sfavore di questa candidata rimane il suo pessimo track record di condanne troppo leggere contro pedofili e possessori di pedopornografia, che riflette la tendenza che hanno molti progressisti radicali ad essere troppo clementi, per volere del loro sponsor George Soros. Katanji Jackson è caduta in un’astuta trappola, che l’ha portata ad esporsi in un’apologia di quella che lei descrive come una sottocategoria di “devianti sessuali infrequenti”, sostenendo che un individuo può, attraverso Internet, una sola volta o occasionalmente, “accidentalmente” scaricare migliaia di immagini, e dover comunque scontare una lunga condanna (il che non era tra l’altro illustrativo di alcuno dei casi da lei affrontati); al che il senatore Lindsey Graham ha risposto: “Bene! Spero che chiunque cerchi su Internet immagini di minorenni in circostanze di sfruttamento sessuale venga condannato a 50 anni di carcere!” Non vuole che i colpevoli di pedopornografia vengano condannati a un lungo periodo di detenzione? A quanto pare no.

Questo perché la Jackson è chiaramente imbevuta dell’ideologia della sinistra radicale, e di conseguenza crede che i delinquenti dovrebbero ricevere condanne molto più miti, che vi è un problema di eccessivo uso della carcerazione, che urge una riforma in tal senso della giustizia, che il vero colpevole è la società, eccetera… e poco importa se questo gioverà anche agli autori di alcuni fra i più orribili delitti.

Rebecca De Broglie

Traduzione Giambattista Vannicelli

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...